Si parla da molto della cosiddetta “saggezza della folla“, vale a dire, grosso modo, quel fenomeno per cui un gruppo di persone (nel cado dell’online, internauti) sarebbe più competente di un esperto, in qualsiasi settore (anche sulle previsioni).
Finché si tratta di indovinare il peso di un bue, come nell’esperimento di Francis Galton del 1907, OK. Ma le cose non funzionano online, secondo un recente studio scientifico raccontato da Giovanni Boccia Artieri su Apogeonline: “La produzione di conoscenza online risente in modo determinante delle dinamiche di influenza sociale che derivano dalla visibilità reciproca dei contenuti prodotti, influenza che passa da quei legami relazionali che si strutturano con evidenza nelle piattaforme di social networking e di blogging”. In pratica la condivisione di contenuti online attraverso una nostra rete relazionale annullerebbe l’effetto statistico della saggezza della folla. Sono le opinioni altrui a influenzarci, a renderci conformisti. Questo mina le basi della saggezza della folla che, come spiega James Surowiecki nel saggio La saggezza della folla, richiede diversità di opinione e indipendenza.
In pratica si passa dalla saggezza della folla alla stupidità del gregge, da non confondere con l’effetto gregge: in situazioni di confusione seguiamo chi ci sta davanti, soprattutto se pensiamo che sappia dove andare. Volete vedere dove vanno i pecoroni online? Seguite “Google Sheep View”.