Chi usa bicchieri grandi beve di più

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Volete alzare meno il gomito, bere meno? Usate bicchieri più piccoli. Non è una battuta, ma il risultato di uno studio della Behaviour and Health Research Unit (Bhru). I ricercatori hanno infatti appurato che se il calice è più grande, si tende a versare più vino: addirittura il 10% in più.

La ricerca, condotta in un locale di Cambridge, è consistita nel monitoraggio dei bicchieri di vino serviti durante quattro mesi del 2015. Ogni due settimane i proprietari cambiavano la taglia dei bicchieri, alternando quelli con capienza da 370 ml a quelli da 250 ml.

Il risultato: i consumi di vino, con i bicchieri più grandi, aumentavano del 9,4% rispetto ai bicchieri medi. Il motivo: sarebbe una sorta di illusione ottica; non riempiendo del tutto il bicchiere, si ha la sensazione di bere poco; quindi si beve velocemente e si ordina subito dell’altro vino.

Rabelais diceva: “Quando io bevo penso, quando penso bevo!”. Certamente non pensava alle dimensioni di bicchiere.

AAA Cercasi urina. Firmato: NASA

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La NASA ha chiesto ai propri dipendenti delle donazioni di urina a scopo ricerca scientifica. Non per feticismo o urinoterapia, bensì per testare un nuovo bagno spaziale in via di progettazione. Il bagno, da integrare nella nave spaziale Orion, un domani potrebbe essere utile per sviluppare un servizio navetta Terra-Luna.

Ma torniamo all’urina spaziale. I progettisti del bagno hanno la necessità di capire come smaltire l’urina, visto che la nave dovrebbe stare in orbita dei mesi. L’urina vera potrebbe aiutarli, in fase di sperimentazione, perché non è facile creare urina artificiale, visto che contiene parecchie particelle solide in sospensione che sono rappresentano un problema per la questione filtraggio.

La NASA necessita di una ventina di litri di urina al giorno per i testi. Ora servono i volontari.

Per carità, non lavate i piatti a mano!

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Un recente articolo di Consumer Reports darà molta soddisfazione ai pigri come me: conferma infatti la tesi secondo la quale i piatti a mano non dovrebbero mai esser lavati, e nemmeno sciacquati. Decisamente meglio la lavastoviglie.

Ci sono ben tre motivi per cui non dovreste lavare i piatti a mano. Primo, di solito si sciacquano i piatti, anche prima di metterli in lavastoviglie, con acqua fredda o tiepida: temperature che la rendono inutile, innocue per i batteri. Le nostre mani non sopporterebbero le temperature davvero necessarie: dai 60 ai 63 gradi.

Secondo motivo: la spugna delle cucina è uno degli oggetti più sporchi e saturi di germi della casa. Usandola, invece di pulire, aggiungete batteri alle stoviglie.

Ultimo motivo: pre-lavare i piatti a mano per poi adoperare una lavastoviglie fa sprecare più acqua che semplicemente avviando una lavastoviglie a pieno carico. A detta del Consumer Reports, qualcosa come ventidue mila litri per abitazione ogni anno. Che fare, quindi? Invece di pre-lavare i piatti, basta raschiare via le incrostazioni di cibo dai piatti. Senza usare l’acqua.

L’unico motivo per cui dovreste lavare i piatti, e qui è un altro recente studio a rivelarlo, è che riduce lo stress e rende più creativi. Così si lavora meglio, si guadagna di più e si hanno i soldi, finalmente, per la nuova lavastoviglie.

Gli uomini gentili sono più appetibili sessualmente

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Scordatevi il luogo comune dell’uomo rude che rende di più a letto. Secondo un recenti studi scientifici, e in particolare secondo una ricerca condotta presso l’University of North Texas, è l’uomo gentile il must tra le lenzuola.

I ricercatori hanno studiato l’atteggiamento di 459 studenti di entrambi i sessi che avevano litigato con il partner recentemente. Quelli più soddisfatti del rapporto con il compagno erano anche i più gentili e rispettosi. A logica, infatti, per una relazione duratura si preferisce chi è altruista e gentile, che quindi diventano anche più attraenti dal punto di vista sessuale.

La spiegazione è, come quasi sempre, anche evoluzionistica: un uomo gentile si presume sarà anche un buon genitore. Ovviamente lo stesso non avviene nel mondo del lavoro, dove le persone gentili e cordiali hanno meno successo: hanno salari più bassi perché troppo concentrati sul lavoro di squadra.

Esopo lo diceva un sacco di tempo fa: “Nessun atto di gentilezza, per piccolo che sia, è mai sprecato”. Soprattutto a letto.

Il cavallo di Troia non era un cavallo (ma Troia era Troia)

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Da quanto tempo ci raccontano la storia del cavallo di Troia? Beh, il cavallo di Troia non era un cavallo, meno male che almeno Troia era Troia: lo sappiamo grazie alla scoperta del celebre archeologo Heinrich Schliemann. Ma torniamo al cavallo, che in realtà era una nave.

Facciamo un passo indietro. Recenti studi archeologici di Francesco Tiboni, ricercatore dell’Università di Aix-en-Provence e Marsiglia e archeologo navale, pubblicati sulla rivista “Archeologia Viva”, dimostrano che la leggendaria macchina da guerra usata dai greci per espugnare Troia non era un cavallo di legno bensì una nave di tipo fenicio con la polena a testa di cavallo chiamata “hippos”. L’inganno, sottolinea Tiboni, sarebbe più credibile, meno surreale.

In pratica stiamo parlando di un clamoroso errore di traduzione, come già capitato per la celebre frase biblica “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno di Dio” (Matteo 19,24): in realtà si parlava non di una cruna ma di una porta di Gerusalemme.

Del resto, come disse Lucilla Masini, “Chi cerca Troia (Ulisse)”.

La barza più divertente del mondo

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Se qualcosa fa ridere vuol dire che rispetta la seguente formula

 

E=f{Lse [n(Vi–Vf)+(D.T)]}

 

Un recente studio illustrato da Pier Luigi Amietta nel libro “Che c’è da ridere?” dimostra che [E] sono solo tre gli ingredienti che producono l’effetto divertimento.

Il primo è la differenza tra un valore iniziale e il valore finale [Vi–Vf] che viene stravolto: ciò che diverte è sempre una “caduta”, la discesa in picchiata tra una situazione e la sua “svalorizzazione” o “degradazione”. Un esempio: ci diverte il fatto che lo sbadato cada nel tombino aperto o una donna adulta vestita da Sbirulino. Più alta è la caduta, maggiore il divertimento.

Il secondo ingrediente [D] è la distanza tra ciò che ci aspettavamo e quello che ci lascia di stucco. Si parla di spiazzamento cognitivo, in pratica l’effetto sorpresa, il colpo di scena.

Perché la stessa barzelletta fa ridere se raccontata da uno bravo ed è pietosa se raccontata da noi? Perché conta il ritmo, avere i temi comici. Svalorizzazione e colpo di scena devono avvenire al momento giusto [T].

Accanto a questi tre elementi a volte c’è un altro fattore [Lse], la fisicità. Tipo la mimica in Totò. Ma anche le inflessioni vocali, i movimenti impacciati, tutto il non-verbale.

Tutti gli elementi, scrive Amietta, ci sono sempre, anche se ovviamente in diverse combinazioni.

Ma, alla fine, qual è la battuta più bella del mondo? A quanto pare lo scrittore e comico britannico Spike Milligan ha inventato la barzelletta più divertente del mondo. A rivelarlo uno studio del professor Richard Wiseman dell’Università dell’Hertfordshire, che chiese ai lettori del sito «Laughlab» di scegliere la storiella più spassosa. Questa (di Milligan, appunto):

 

Due cacciatori si trovano in un bosco del New Jersey. Improvvisamente uno dei due crolla a terra. Sembra che non respiri più e i suoi occhi sono assenti. L’amico chiama immediatamente i soccorsi al telefono. Urla: «Il mio amico è morto! È morto! Cosa posso fare?». «Cerchi di calmarsi, la prego – gli risponde l’operatore – Innanzitutto si assicuri che sia realmente morto». Un attimo di silenzio, poi si sente un colpo di fucile. «Ok. E adesso?»

A voi trovare tutti gli ingredienti della formula di Amietta.

Un terzo degli avvocati ha problemi con l’alcol

Bankkaufmann am Schreibtisch mit vielen Büchern hält lächelnd seinen Daumen hoch

Un recente studio pubblicato sulla rivista statunitense Lawyerist.com, un avvocato su tre ha problemi con l’alcool e molti altri soffrono di ansia (19%) e depressione (28%). In particolare il 36% degli avvocati intervistati ha dato risposte coerenti con un consumo pericoloso di bevande alcoliche o, addirittura, di abuso o dipendenza. Il dato fa clamore, considerando che nei medici la percentuale è del 15%.

Quale sarebbe la ragione? Sulla rivista si legge che gli avvocati devono sopportare tanto lavoro e ancor più stress, soprattutto nei primi dieci anni di carriera.

Tempo fa lessi questa notizia: “Alcol test: è nullo se non c’è l’avvocato”. Ma se c’è, è meglio se l’avvocato non lo fa, l’alcol test.

Cavi delle cuffie aggrovigliati: non è (solo) colpa tua

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Perché i fili, tipicamente quelli degli auricolari, tendono ad attorcigliarsi? Recenti studi, svolti dai fisici Dorian M. Raymer e Douglas E. Smith, hanno sviscerato il fenomeno dell’avviluppamento dei cavi delle EarPods, gli auricolari che Apple fornisce in dotazione con iPhone e iPod.

La spiegazione scientifica è sintetizzata in questo grafico:

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I nodi degli auricolari sono dovuti alla lunghezza del filo e alla quantità di “agitazione” a cui sono sottoposti. Questi fattori, combinati insieme, permettono di descrivere un andamento statistico rappresentato da una curva. Un cavo di lunghezza inferiore ai 46 centimetri non si aggroviglierà. Se i cavi sono lunghi tra i 46 e 150 centimetri (quelli Apple sono di 139 centimetri), messi in una scatola rotante, aumenta di molto la possibilità che ne escano con un nodo. Se il cavo supera i 150 centimetri, la possibilità che si formi un nodo è del 50%.

I ricercatori, che hanno fatto 3.415 prove prima di pronunciarsi, hanno quindi dimostrato che dei cavi non è dovuto esclusivamente all’imperizia da parte dell’utente. Che comunque influisce

Calcio in TV? Crolla il porno online

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In questi giorni gli Europei di calcio stanno incollando davanti alla TV decine di milioni di persone. Molte di queste, di conseguenza, si staccano dal PC. Dalla Rete. Dal porno, in particolare.

Secondo un recente studio statistico di PornHub – uno dei maggiori siti di porno online (80 miliardi di video hard visti all’anno: in media 11 per ogni abitante sulla faccia della Terra – svolto durante la finale di Champion’s League (Real-Atletico) del 28 maggio 2016, quando ci sono partite di calcio importanti crolla il consumo di porno online.

Durante il derby spagnolo il calo fu del 7% verso il finale di partita, in Spagna del 27% (-44% a Madrid). A quanto pare dopo la partita, sempre nella capitale spagnola, si è riscontrato un +16%: forse erano tifosi dell’Atletico che, dopo la sconfitta, hanno cercato consolazione online.

Sei disordinato? Avrai idee geniali

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Caos e genialità vanno a braccetto. Questa non è (solo) la scusa di chi non vuole riordinare la scrivania, c’è un recente studio scientifico a confermarlo (“Disorder Produces Creativity”). La ricerca, condotta da Kathleen Vohs della Carlson School of Management, ha riguardato 188 persone più o meno “caotiche”. Il risultato: chi aveva stanze o scrivanie disordinate, trovava le idee più fantasiose e interessanti, gli altri no.

L’idea è ormai consolidata. Ne parlava anche Steve Johnson nel suo libro “Dove nascono le grandi idee. Storia naturale dell’innovazione”: nell’opera, che si basa sui risultati di un esperimento effettuato da Robert Thatcher, emergeva il fatto che le idee hanno bisogno di “spaziare” e di entrare in contatto con altre idee perché ci sia una scintilla creativa. Per esempio, leggere contemporaneamente più libri rende più facile la nascita di nuove idee.

Paul Claudel disse: “Se l’ordine è il piacere della ragione, il disordine è la delizia dell’immaginazione”. Fidatevi della citazione a memoria: l’avevo appuntata da qualche parte, ma non la ritrovo più.