Le persone comprerebbero più frutta e verdura se costassero meno…

recenti_studi_cibosano

Tutti sanno che il cibo spazzatura, i fritti, i cibi grassi fanno male. E (quasi) tutti vorrebbero mangiare meglio, per esempio più frutta e verdura. E ne comprerebbero anche di più se, e lo dice un recente studio scientifico, costassero meno…

La ricerca, pubblicata nell’American Journal of Clinical Nutrition cita uno studio fatto in alcuni supermercati olandesi, dove furono distribuiti coupon con sconti del 50% o delle dritte sull’educazione alimentare. I ricercatori hanno scoperto che le persone compravano e consumavano più frutta e verdura se avevano gli sconti, molto più che se gli venivano date utili informazioni nutrizionali.

Una battura che gira in Rete recita: “Perché i dinosauri si sono estinti? Con quello che costa la verdura!”

Perché negli studi medici ci sono solo riviste scadenti?

recenti_studi_riviste_medico

Nella sala d’aspetto del medico, del dentista e del veterinario ci sono sempre diverse riviste. Peccato che siano scadenti e vecchie. Vi siete mai chiesti il perché? Un gruppo di scienziati sì. Il recente studio è partito dalla domanda che molti si saranno fatti: i medici sono taccagni e non vogliono investire in riviste di qualità? No, non è questo il motivo.

Bruce Arroll, medico e professore di Auckland, ha fatto un esperimento. Ha messo 87 riviste vecchie e nuove, scadenti e di qualità, nella sala d’aspetto del suo studio. Sapete cosa ha osservato? Le riviste belle e recenti venivano rubate subito sui pazienti (su 47 riviste nuove, il 60% è stato rubato subito, mentre solo il 29% di quelle vecchie è stato fatto sparire). Mistero svelato!

Questo recente studio è stato pubblicato su BMJ, una rivista non scadente (è la rivista ufficiale dell’associazione dei medici britannici). Probabile, quindi, che i veri interessati, i pazienti in attesa negli studi medici, non la leggeranno mai.

I bambini che crescono in una casa piena di libri guadagneranno di più

recenti_studi_bambini_libri

I bambini che crescono in una casa piena di libri guadagneranno di più, una volta inseriti nel mondo del lavoro: questo il risultato di un recente studio pubblicato da Economic Journal.
La ricerca, italiana (Università di Padova), si è basata su 6.000 soggetti di nove paesi europei, nati a metà XX secolo, divisi in diverse categorie a seconda del numero di volumi che avevano in casa: meno di 10 libri, una mensola di libri, una libreria fino a 100 titoli, due o più librerie.
I ricercatori Giorgio Brunello, Guglielmo Weber e Christoph Weiss hanno poi stimato l’effetto dell’istruzione sui guadagni. Chi era cresciuto in case con pochi libri ha fatto registrare solo il 5% di guadagno in più per ogni anno di istruzione extra. Chi aveva più libri, +21% per ogni anno di istruzione in più.
Certamente i libri possono incoraggiare a impegnarsi di più a scuola, ma forse l’indicatore da considerare è che se una casa è piena di libri, la condizione socio-economica dei genitori è medio-alta. Si parla quindi, ancora, di immobilità sociale. Ecco come una buona notizia può diventare negativa.

C’è crisi? Aumentano le vendite di rossetti

recenti_studi_lipstick_index

Esistono, in economia, diversi indicatori sui generis che indicano che c’è “grossa crisi”. Per esempio aumentano gli appuntamenti galanti (a detta di uno studio di Match.com), ci sono più cameriere avvenenti in giro (in tempi buoni le belle donne non accetterebbero lavori mal pagati) e aumentano le irritazioni da pannolino (i genitori cambiano meno i figli). Ma uno degli indicatori più strani e conosciuti è certamente il “Lipstick index”.

Leonard Lauder, presidente di Estée Lauder, inventò questo particolare “indice del rossetto”: in pratica mise in correlazione l’andamento dell’economia alla vendita di rossetti. La spiegazione è tutto sommato semplice: in tempo di crisi le donne comprano più rossetti perché devono rinunciare ad articoli più costosi, come scarpe e borsette.

Charles Revson disse: “In fabbrica produciamo cosmetici, in negozio vendiamo speranza”.

Università: le facoltà umanistiche sfornano disoccupati

recenti_studi_università_disoccupazione

Il consorzio interuniversitario Almalaurea ha pubblicato uno studio con la classifica dei corsi universitari con la più alta percentuale di disoccupati a un anno dalla laurea. In testa c’è Giurisprudenza (24% dei disoccupati), seguita da Psicologia (18%) e Lettere (15%). Chiude la classifica Sociologia con l’11% di disoccupazione.

Braccia rubate all’agricoltura? No, la prima facoltà “scientifica” sforna-disoccupati è agraria, al decimo posto.