Earworms: le 25 canzoni più appiccicose (e come togliersele dalla testa)

Un recente studio scientifico-musicale, messo a punto da un istituto di Montreal (BRAMS, International Laboratory for BRAin, Music and Sound Research), ha indagato il fenomento degli “earworms” – letteralmente “tarli nell’orecchio”: quelle melodie, canzoncine che entrano in testa e non riusciamo a smettere di canticchiarle. Canzoni definite altrimenti “appiccicose”.
Gli earworms, che di solito ci vengono in mente quando compiamo attività che non impegnano troppo il cervello (come camminare o fare la doccia). hanno tratti comuni: sono canzoni ripetitive e hanno testi semplificati (a volte a livello di la-la-la o du-du-du).
L’istituto canadese ha elencato i 25 earworm più ossessivi. Eccoli, dal 25o al primo posto:
25. Wake me up before you go go – Wham!
24. Mahna mahna – The Muppets
23. Lady Marmalade – Christina Aguilera, Pink, Lil’ Kim et Mya
22. Cœur de Loup – Philippe Fontaine
21. Na na na hey hey goodbye – Steam
20. Sex Bomb – Tom Jones
19. Dancing Queen – ABBA
18. Poker Face – Lady Gaga
17. Hakuna Matata – Timon et Pumba
16. The Final Countdown – Europe
15. Ella elle l’a – Kate Ryan
14. Jingle Bells
13. Le Clan Panneton – Jingle
12. Let the Sunshine – The fifth dimension
11. Promenade en traîneau – Chanson de Noël
10. We will rock you – Queen
09. La danse des canards – Comptine (Il ballo del qua-qua)
08. Inspecteur Gadget – Thème
07. Hey Jude – The Beatles
06. Chanson Connue (moi j’connais une chanson…) – Comptine
05. Singing in the rain – Gene Kelly
04. Life is life – Opus
03. Don’t worry, be happy – Bobby McFerrin
02. I will survive – Gloria Gaynor
01. Ça fait rire les oiseaux – La compagnie Créole

Come togliersi dalla testa gli earworms? Ecco tre consigli che emergono da un recente studio di Ira Hyman della Western Washington University.
Primo, evitare le canzoni che ci piacciono, perché sono quelle che restano più in testa (quindi dovremmo ascoltare musica che non ci piace?).
Secondo, canticchiare il pezzo fino alla fine, perché per l’effetto Zeigarnik tendiamo a tenere in testa i compiti non portati a termine.
Terzo, mentre ascoltiamo la musica non dobbiamo associarvi compiti troppo facili o difficili per la mente.
Mahna mahna, Do doo be-do-do.

I musicisti rimorchiano di più

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I musicisti hanno più successo con le donne? Un recente studio francese è consistito in un semplice esperimento. Un bel ragazzo è stato messo in mezzo a una strada e chiedeva i numeri di telefono a 300 donne che passavano. In 100 casi portava la custodia di una chitarra, in altri 100 una borsa sportiva e in altri 100 ancora era a mani vuote. Il risultato? Quando si mostrava come musicista avevamo molto più successo (31% di successi).

Pavarotti una volta disse: “Chi sa fare la musica la fa, chi la sa fare meno la insegna, chi la sa fare ancora meno la organizza, chi la sa fare così così la critica”. Tutti, in ogni caso, rimorchiano più di te.

Tutti odiano i Nickelback

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I Nickelback sono la band più odiata del mondo. Un recente studio finlandese, basato su recensioni e pubblicato su Metal Music Studies, ha cercato di indagare anche sul perché alla gente piace dire che disprezza la band.

Pare essere una questione di autenticità: i Nickelback vengono percepiti com poco genuini, finti. La musica è posticcia, l’atteggiamento costruito, copiare spudoratamente i Nirvana è un peccato imperdonabile. Poi sono noiosi, prevedibili e mosci. Cantano del bere troppo ma non rappresentano, nel vero senso della parola, una minaccia: nessuno li associa all’essenza della vita rock’n’roll. Sono troppo commerciali e, come se non bastasse, piacciono troppo alle ragazzine.

Non serviva certo uno studio finalandese per sancirlo. Bastava leggere il giudizio di Dan Ozzi: “Il vero crimine dei Nickelback, secondo me, è che riescono a sminuire un gran numero di generi musicali, tutti allo stesso tempo. Sono una band grunge senza palle. Sono una rock band da stadio che invece dovrebbe suonare al baretto di Jersey Shore. Sono un gruppo di Christian Rock che si è scordato di parlare di Gesù. Stanno esattamente al centro del diagramma di Venn dei generi musicali demmerda”.

La voce di Freddie Mercury era fenomenale

La voce di Freddie Mercury è stata oggetto di studio da parte di un team di ricercatori europei. Gli scienziati hanno condutto dei test per capirne il funzionamento e, nell’articolo pubblicato su Logopedics Phoniatrics Vocolagy, hanno dimostrato che Mercury avesse un’estensione vocale di quattro ottave. Tra l’altro, contrariamente a quanto si è sempre pensato, non era un tenore bensì un baritono. Mercury era in grado di usare le subarmoniche (tecnica propria di alcuni canti etnici) e che le sue corde vocali si muovevano a una velocità superiore alla media.

Una volta Freddie disse: “Se non cantassi così bene non avrei proprio niente da fare. Non so cucinare e sarei una pessima casalinga”.

La musica pop è uguale da 50 anni

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Un recente studio ha sancito quel che molti pensano: la musica pop è sempre la stessa da anni, nessuno inventa niente. La ricerca, pubblicata dal Nature Scientific Report e basata sull’analisi computerizzata di oltre 400.000 canzoni registrate tra il ’55 e il 2010, ha sancito che i volumi sono cresciuti mentre accordi e melodie sono più poveri. In pratica si parla di una non-evoluzione della musica, a una fossilizzazione su soluzioni consolidate.

Va bene, non importa. Tanto, come ha sentenziato George Santayana: “La musica e’ essenzialmente inutile, come la vita”.

La canzone più positiva di tutti tempi

Un recente studio commissionato da Alba, un’azienda inglese che produce attrezzature elettroniche, ha stabilito qual è la canzone più “positiva” di tutti i tempi. Il dottor Jacob Jolij, neuroscienziato dell’università Groningen, ha rivelato che canzoni scritte con dei toni alti e con un ritmo veloce (almeno 10 BPM in più rispetto alla media) trasmettono emozioni positive. Il risultato del sondaggio su 2.000 inglesi è questo: la canzone più positiva è “Don’t Stop Me Now” dei Queen, seguita da “Dancing Queen” degli ABB, “Good Vibrations” dei Beach Boys e “Uptown Girl” di Billy Joel.

Ora meglio ascoltarsi la canzone cantata da Freddy Mercury perché, come diceva Frank Zappa, “Parlare di musica e’ come ballare di architettura”.

Le canzoni da ascoltare durante il parto

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La musica può aiutarci in mille modi: per studiare o lavorare, è un antidepressivo o un sonnifero, fa crescere meglio le piante e le mucche che ascoltano Mozart fanno più latte. Un recente studio del ginecologo newyorkese Jacques Moritz, proposto da Spotify, ci fa scoprire che la musica può aiutare le donne durante il parto. Il 70% delle suoi pazienti, del resto, aveva una playlist per quei momenti.

Grazie alla “Birthing Playlist” è possibile accompagnare le varie fasi del travaglio: da brani lenti a pezzi più decisi per i momenti di “spinta”. La musica influenza il sistema limbico e permette di affrontare in modo diverso paure e dolore.

Quali sono le canzoni consigliate? Eccole tutte e 30:

  • Pearl Jam — “Just Breathe”

  • James Bay — “Let It Go”

  • Regina Spektor — “Don’t Leave Me”

  • Sigur Rós — “Festival”

  • Death Cab for Cutie — “Transatlanticism”

  • The Lumineers — “Ho Hey”

  • Norah Jones — “Sunrise”

  • Craft Spells — “After the Moment”

  • Xavier Rudd — “Follow the Sun”

  • Lucinda Williams — “Fruits of My Labor”

  • John Lennon — “Beautiful Boy (Darling Boy)”

  • Colbie Caillat –” Capri”

  • D’Angelo — “Really Love”

  • Milton Nascimento — “Nos Bailes Da Vida”

  • Coldplay — “Don’t Panic”

  • Fleet Foxes — “Your Protector”

  • Yeah Yeah Yeahs — “Maps”

  • Kygo, Maty Noyes — “Stay”

  • P!nk – Try

  • Muse — “Starlight”

  • John Legend — “All of Me” (Tiesto’s Birthday Remix)

  • David Bowie, Queen — “Under Pressure”

  • U2 — “With or Without You”

  • Wilco — “Impossible Germany”

  • Arcade Fire — “Wake Up”

  • R.E.M. — “Nightswimming”

  • Patty Griffin — “Heavenly Day”

  • Iron & Wine — “Naked As We Came”

  • Beyoncé — “Blue”

  • Johann Sebastian Bach, Yo-Yo Ma — “Unaccompanied Cello Suite No. 1”

Resta da capire se la musica serva più all’uomo o alla donna. Come diceva Pierre Desproges: Il parto è doloroso. Fortunatamente, la donna tiene la mano dell’uomo. Così lui soffre meno”.

La canzone che spacca di più al mondo è…

Un recente studio con oggetto la musica ha finalmente svelato qual è la canzone che “prende di più” al mondo. I ricercatori hanno osservato alcuni volontari che canticchiavano diverse canzoni e hanno rilevato quali provocavano maggior entusiasmo. Per farla breve, dopo aver analizzato aspetti musicali e dei testi, così come voce e cantato, hanno scoperto che quella più “catchiest” è “We Are the Champions” dei Queen.

Le altre canzoni in graduatoria?

– “Y.M.C.A” dei Village People

– “Fat Lip” dei Sum 41

– “The Final Countdown” degli Europe

– “Monster” dei The Automatic.

E io che pensavo fosse “Gira gira gira, scegli Rotowash”…

La musica metal placa la rabbia

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Un recente studio della University of Queensland, intitolato “Extreme metal music and anger processing” e pubblicato su Frontiers in Human Neuroscience, ha analizzareto come la musica metal influenzi lo stato emotivo di chi la ascolta.

I risultati: la musica heavy metal, punk e hardcore ha effetti positivi sulla rabbia, anche se non è chiaro se a influenza l’umore siano i testi ancora chiaro se a condizionarli siano i testi o il tempo (i bpm) delle canzoni.

Una volta Ozzy Osbourne (nella foto), strampalato cantante metal ex Black Sabbath, dichiarò: “A volte sono spaventato di essere Ozzy Osbourne. Ma mi sarebbe potuta andare anche peggio: avrei potuto essere Sting”. Sting, per placare la rabbia, avrebbe poi dovuto ascoltare Ozzy Osbourne.

I titoli delle canzoni pop sono sempre più brevi

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In un articolo di Priceonomics ci si pone una domanda fondamentale: i titoli delle canzoni pop sono sempre più brevi? Basandosi sui titoli dei brani che finiscono nella Billboard Hot 100, si scopre infatti che le canzoni il cui titolo è composto da una sola parola erano l’8,3% negli anni Sessanta, ora invece sono un quarto del totale.

Resta da capire il perché di questi accorciamenti. Pare che c’entri la crisi del mercato discografico e la necessità, a detta del critico musicale Chris Molanphy, di creare un brand anche per la singola canzone.

Esiste invece il caso di una canzone il cui titolo, seppur breve, è più lungo della canzone stessa. Si tratta di un “brano” dei Napalm Death, “You Suffer”: dura un secondo ed è entrata nel Guinness dei Primati.