AAA Cercasi urina. Firmato: NASA

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La NASA ha chiesto ai propri dipendenti delle donazioni di urina a scopo ricerca scientifica. Non per feticismo o urinoterapia, bensì per testare un nuovo bagno spaziale in via di progettazione. Il bagno, da integrare nella nave spaziale Orion, un domani potrebbe essere utile per sviluppare un servizio navetta Terra-Luna.

Ma torniamo all’urina spaziale. I progettisti del bagno hanno la necessità di capire come smaltire l’urina, visto che la nave dovrebbe stare in orbita dei mesi. L’urina vera potrebbe aiutarli, in fase di sperimentazione, perché non è facile creare urina artificiale, visto che contiene parecchie particelle solide in sospensione che sono rappresentano un problema per la questione filtraggio.

La NASA necessita di una ventina di litri di urina al giorno per i testi. Ora servono i volontari.

Per carità, non lavate i piatti a mano!

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Un recente articolo di Consumer Reports darà molta soddisfazione ai pigri come me: conferma infatti la tesi secondo la quale i piatti a mano non dovrebbero mai esser lavati, e nemmeno sciacquati. Decisamente meglio la lavastoviglie.

Ci sono ben tre motivi per cui non dovreste lavare i piatti a mano. Primo, di solito si sciacquano i piatti, anche prima di metterli in lavastoviglie, con acqua fredda o tiepida: temperature che la rendono inutile, innocue per i batteri. Le nostre mani non sopporterebbero le temperature davvero necessarie: dai 60 ai 63 gradi.

Secondo motivo: la spugna delle cucina è uno degli oggetti più sporchi e saturi di germi della casa. Usandola, invece di pulire, aggiungete batteri alle stoviglie.

Ultimo motivo: pre-lavare i piatti a mano per poi adoperare una lavastoviglie fa sprecare più acqua che semplicemente avviando una lavastoviglie a pieno carico. A detta del Consumer Reports, qualcosa come ventidue mila litri per abitazione ogni anno. Che fare, quindi? Invece di pre-lavare i piatti, basta raschiare via le incrostazioni di cibo dai piatti. Senza usare l’acqua.

L’unico motivo per cui dovreste lavare i piatti, e qui è un altro recente studio a rivelarlo, è che riduce lo stress e rende più creativi. Così si lavora meglio, si guadagna di più e si hanno i soldi, finalmente, per la nuova lavastoviglie.

Cavi delle cuffie aggrovigliati: non è (solo) colpa tua

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Perché i fili, tipicamente quelli degli auricolari, tendono ad attorcigliarsi? Recenti studi, svolti dai fisici Dorian M. Raymer e Douglas E. Smith, hanno sviscerato il fenomeno dell’avviluppamento dei cavi delle EarPods, gli auricolari che Apple fornisce in dotazione con iPhone e iPod.

La spiegazione scientifica è sintetizzata in questo grafico:

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I nodi degli auricolari sono dovuti alla lunghezza del filo e alla quantità di “agitazione” a cui sono sottoposti. Questi fattori, combinati insieme, permettono di descrivere un andamento statistico rappresentato da una curva. Un cavo di lunghezza inferiore ai 46 centimetri non si aggroviglierà. Se i cavi sono lunghi tra i 46 e 150 centimetri (quelli Apple sono di 139 centimetri), messi in una scatola rotante, aumenta di molto la possibilità che ne escano con un nodo. Se il cavo supera i 150 centimetri, la possibilità che si formi un nodo è del 50%.

I ricercatori, che hanno fatto 3.415 prove prima di pronunciarsi, hanno quindi dimostrato che dei cavi non è dovuto esclusivamente all’imperizia da parte dell’utente. Che comunque influisce

Vuoi salvare il pianeta? Piscia nella doccia

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Ammettiamolo: chi più, chi meno, tutti abbiamo fatto pipì sotto la doccia. Non dobbiamo vergognarcene, anzi: abbiamo contribuito a salvare il pianeta Terra. E poi lo fa il 61% degli americani (fonte).

Secondo recenti studi dell’Environmental Protection Agency ogni volta che tiriamo lo sciacquone del water consumiamo 1,6 galloni d’acqua (al “cambio attuale” circa sei litri), e così se ne va il 27% di consumo d’acqua d’America. Considerando che un uomo adulto medio urina dalle 6 alle 8 volte al giorno, il calcolo è presto fatto. È per questo che, visto che ogni volta che si fa una doccia di cinque minuti si consumano già tra i 75 e gli 80 litri d’acqua, è bene pisciare sotto la doccia per ottimizzare gli sprechi. Per non parlare della carta igienica…

Come dite? Che schifo? In realtà l’urina è un liquido atossico e sterile.

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Secondo altri studi scientifici si è compreso che esistono due tipi di persone al mondo: quelli che fanno pipì nella doccia e i bugiardi.

Perché ci piace sniffare i libri?

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I bibliofili che fanno del libro un feticcio o i luddisti che disdegnano gli eBook affermano di amare l’odore dei libri. Da cosa deriva questo caratteristico aroma? Bisogna distinguere i libri nuovi dai vecchi.

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Nei libri nuovi l’odore è ovviamente attribuito alla carta, agli inchiostri e agli elementi utilizzati nel processo di rilegatura. Per quelli vecchi, invece, il discorso cambia e le cose si fanno più complicate. Recenti studi chimici hanno rilevato che nella carta si riscontrano maggiori quantità di cellulosa e lignina rispetto a quella dei libri nuovi. Tecnicamente il processo di idrolisi chimica conferisce alle pagine un odore che dovrebbe somigliare a erba e vaniglia. Questo perché le due sostanze principali, col passare degli anni, si degradano, facendo ingiallire la carta e rilasciando composti organici. Dozzine di differenti agenti, rilasciati dalla carta e dalla colla nel tempo sono i responsabili del caratteristico odore dei vecchi libri. C’è anche chi sostiene che, come nei vini, nei libri di una certa età circolano profumi di vanillina, mandorle, effluvi dolci e altri vagamente floreali.

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Infine segnalo che l’azienda moldava DuroSport Electronics Corporation ha reallizzato lo Smell of Books, uno spray che sa di libro da applicare al lettore di eBook. Lo spray è disponibile in diverse fragranze. La domanda è: che odore applicare a un libro di merda?

Si può piegare un pezzo di carta più di 7 volte!

Quante volte si può piegare un pezzo di carta? Certo, dipende dallo spessore e da altre variabili, ma in generale la forza che serve per piegarlo in due aumenta di otto volte a ogni strato. È possibile piegare un normale A4 fino a sette volte: per l’ultima piegatura è necessario esercitare una forza pari a 260.000 volte rispetto a quella iniziale.

Un gruppo di studenti americani della St. Mark’s School di Southborough nel 2011 è però riuscito nell’impresa: gli studenti e il loro prof sono riusciti a piegare un foglio ben 13 volte. L’impresa, che ha richiesto otto ore di lavoro, ha visto l’impiego di un rotolo di carta igienica da 16 chilometri, piegato a metà per 13 volte, fino a diventare un blocco di carta di 2 metri per 1.

Un’impresa che, fino a qualche hanno fa, sembrava impossibile. Sulla carta.

I viaggi nel tempo sono possibili

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I viaggi nel tempo non sono fantascienza. Secondo recenti studi, raggiungere il futuro non è utopia, ma è tecnologicamente possibile. Il problema, al limite, sarebbe tornare nel passato, o meglio nel presente.

Il professor Seth Lloyd, docente di meccanica quantistica al MIT di Boston, sostiene che si viaggi nel tempo quotidianamente: lo fanno i satelliti che compongono il sistema GPS, dato che gli orologi integrati vanno più veloci di ben 38 millisecondi al giorno rispetto a quelli in uso sulla Terra. E qui c’entra, come potete ben immaginare,la teoria della relatività di Einstein (primo corollario: più è veloce il moto relativo di un corpo, più questo percepisce in modo rallentato lo scorrere del tempo; secondo corollario: lo stesso effetto si ottiene quanto più ci si avvicina al centro di una grossa massa gravitazionale, come nel caso della Terra). Insomma, si può viaggiare nel tempo, anche se per pochi istanti.

Qualcuno fa notare che lo stesso risultato è possibile ottenerlo mettendoci all’interno di una centrifuga che ruoti alla velocità della luce. Anche se ne esci morto, sarai morto nel futuro. Vuoi mettere?

L’identikit dei personaggi dei romanzi

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Un sito creato dall’illustratore Brian Joseph Davis permette di vedere le fattezze dei personaggi dei romanzi. In pratica, usando un software usato dalla polizia per tracciare gli identikit, a partire dalle descrizioni desunte dalle pagine dei romanzi, si possono vedere i volti di Emma Bovary (in questa foto), Frankenstein, Lady Chatterley, Kurz, Dorian Grey e altri.

Giustamente per il ritratto del Dottor Jekyll e Mr Hide di Robert Louis Stevenson, l’illustratore non poteva che creare una GIF.

 

Camminare sulle scale mobili non fa risparmiare tempo

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Capita a volte, quando si è veramente di fretta, di camminare sulle scale mobili per fare prima. Ma un recente studio rivela che forse è tutta fatica sprecata. Alcuni ingegneri della metropolitana londinese hanno mandato un team nella stazione di Holborn per incoraggiare la gente a rimanere ferma sulle scali mobili: sorpassi vietati.

In tal modo più persone salgono contemporaneamente le scale, mentre i movimenti a destra e sinistra creano disordine e riducono lo spazio disponibile. I dati sono interessanti: con soprasso sulla sinistra, la stazione riesce a trasportare 12.745 passeggeri dalle 8h 30 alle 9h 30. Se rimangono tutti immobili, le persone trasportate salgono a 16.220.

Resta il fatto che, secondo la scienza, sia molto meglio fare la scale normali che quelle mobili. Ma come convincere i pedoni a muoversi di più? Secondo i ricercatori della Peking University e della Concordia University basta che le scale “normali” siano molto, molto lontane da quelle mobili o dagli ascensori. In pratica aumentando la distanza tra una scala normale e una mobile del 100% si influisce del 71% nella variazione di scelta delle persone in salita e del 21% in discesa. Chiaramente sulle scale normali bisogna evitare di stare fermi come sulle scale mobili.

Le spiagge sono più affollate nei giorni di sole

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Alcuni ricercatori australiani della School of Physical, Environmental and Mathematical Sciences di Canberra hanno messo a punto un recente studio spettacolare: hanno scoperto che le spiagge sono più affollate quando c’è bel tempo.

Analizzando i dati di tre note spiagge australiane (Surfers Paradise Beach, Narrowneck Beach e Bondi Beach), hanno scoperto la clamorosa correlazione tra meteo e presenze. La condizione ideale è stata: assenza di pioggia, temperature alte, poco vento e onde dolci…

I ricercatori hanno anche dichiarato che il prossimo studio vorrebbero farlo d’inverno in note località sciistiche.