Le password sono come le mutande

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Il recente studio “Passwords are like underwear”, condotta da Kaspersky Lab in collaborazione con l’Institut Français D’opinion Publique, ha permesso di indagare sulle password. L’ha fatto in modo originale, paragonando parole chiave e mutande.

Ecco i risultati principali dell’indagine:

  • il 26% degli intervistati ha ammesso di aver condiviso le proprie mutande con familiari o amici (e di essere disposto a rifarlo); il 44% di questi ha ammesso di aver già confidato a qualcuno le proprie password;
  • il 71% degli intervistati ha dichiarato che, se avesse dovuto scegliere tra condividere con un conoscente le proprie password o le proprie mutande, avrebbe scelto le password;
  • l’87% degli intervistati cambia le mutande tutti i giorni, quasi il 50% degli europei cambia le proprie password meno di 2 volte l’anno (in alcuni casi mai);
  • il 73% degli intervistati ha più paura di scoprire che qualcuno ha avuto accesso alle proprie informazioni personali online e ai dettagli degli account non protetti da password che uscire di casa senza mutande.
  • il 22% degli europei crede di avere più password che mutande.

Qualcuno disse: è inutile che le chiamate mutande se poi non ve le cambiate mai.

La password è “password”

Come ogni anno SpashData stila la classifica delle password più usate al mondo. Per il 2015 si registra un clamoroso colpo di scena: la parola chiave più comune non è “password”, comunque sul podio, bensì, 123456, come la combinazione della valigetta in Balle Spaziali. Chiaramente in top ten troviamo l’immancabile qwerty, per i feticisti della testiera.

Parlando di psicologia della password, uno studio di un’azienda inglese, condotto su 1200 impiegati, ha rivelato che “le persone hanno la tendenza a scegliere come password una parola che rappresenti la loro essenza”: circa la metà degli internauti ha come password principale il nome della propria amante. L’11% poi sono ossessionate da se stesse: “Più di un utente di computer  su 10 sceglie come password parole come: dea, re, supermaschio…”.