Cinque cose da fare a stomaco vuoto

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A pancia vuota si ragiona peggio, si lavora male, si studia senza rendere e così via. Frottole. Molte cose possono essere fatte più proficuamente con il languorino. Ecco quali sono, secondo un recente studio della Yale School of Medicine, queste cinque cose:

  1. Sport (si bruciano più grassi).
  2. Sesso (digestione e copulazione non si sposano bene).
  3. Studiare (l’ormone grelina, prodotto a stomaco vuoto, stimola le funzioni cerebrali collegate alla memoria e permette di immagazzinare meglio le informazioni)
  4. Dormire (non muovendoci, non riusciamo a smaltire le calorie e i grassi in eccesso).
  5. Gioco d’azzardo (Il senso di fame è associato con una migliore capacità di pensare).

Mi permetto di aggiungere che una delle cose migliori che si possono fare a stomaco vuoto è mangiare.

Hai le tette grosse? Non mettere il reggiseno

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Chi ha il seno grosso, e parliamo delle donne, non dovrebbe mettere il reggiseno. Questo il risultato di uno studio, o meglio la raccomandazione del Centre hospitalier di Besançon. Il seno, dimostra lo studio, si mantiene più sodo senza coppe e reggiseni perché questi inibiscono lo sviluppo dei tessuti di sostegno. E il seno crolla. Per non contare che, sempre secondo lo stesso studio, il reggiseno sarebbe nocivo per la schiena delle ragazze giovani, i cui muscoli non sono completamente sviluppati.

In un fumetto di Rat-Man una volta lessi: “In una donna noto subito gli occhi. Specie se ha le tette grosse”.

Hai più di 40 anni? Dovresti lavorare tre giorni a settimana

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Ne “I miei primi 40 anni”, libro e film, la protagonista non si ammazzava certo di lavoro. Dovremmo fare tutti così. Un recente studio scientifico australiano, svolto presso l’Università di Melbourne, che ha coinvolto 3.000 uomini e 3.500 donne, ha mostrato che le persone che lavorano 25 ore a settimana ottengono migliori risultati nei test cognitivi, a differenza di chi lavorava 55 ore a settimana. Peggio ancora: chi lavora troppo ottiene risultati peggiori rispetto a pensionati e disoccupati. Del resto, se in alcuni casi il lavoro può stimolare l’attività cerebrale, dall’altro porta stress e stanchezza.

Aristotele c’aveva visto giusto, tempo fa: “Lo scopo del lavoro è quello di guadagnarsi il tempo libero”.

La dieta a base di masturbazione

Fat man holding a measuring tape. Weight Loss.

Recenti studi giapponesi faranno felice chi ha qualche chilo di troppo e vuole unire l’utile al dilettevole. La “onani-bics”, pratica battezzata così in onore di Onan (da cui deriva l’onanismo) è stata ideata dal medico Hideo Yamanaka e prevede l’uso terapeutico della masturbazione.

L’eiaculazione, secondo le teorie del giapponese, attiverebbe il metabolismo di base dei muscoli, bruciando calorie, quindi riducendo il grasso sottocutaneo. Come in tutte le diete, però, ci sono delle regole molto precise: in particolare occorre toccarsi almeno tre volte ogni giorno, un centinaio di volte al mese, per almeno un quarto d’ora.

Luca Brambilla disse: “Devo smetterla con la masturbazione. Ho l’orologio automatico avanti di due ore”.

Per le donne il bacio è un vaccino

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Proprio così: la volgare pomiciata è nata come protezione virale. Recenti studi scientifici dell’Università di Leeds hanno portato i ricercatori a ipotizzare che il bacio sia nato come “vaccino” per le donne contro l’infezione da citomegalovirus, appartenente alla famiglia degli Herpesvirus. Già, il comune herpes.

Si tratta di una infezione molto pericolosa per la donna: se contratta durante la gravidanza, c’è il 50% di probabilità di non portarla a termine. Il bacio, quindi, permettendo di assumere a piccole dosi il virus, equivarrebbe a un vaccino, scatenando gli anticorpi.

Il bacio è dunque un trucco della natura? Lo diceva anche Evan Esar, ma pensava ad altro: “È un trucco della natura per interrompere il discorso quando le parole diventano superflue”.

Per carità, non lavate i piatti a mano!

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Un recente articolo di Consumer Reports darà molta soddisfazione ai pigri come me: conferma infatti la tesi secondo la quale i piatti a mano non dovrebbero mai esser lavati, e nemmeno sciacquati. Decisamente meglio la lavastoviglie.

Ci sono ben tre motivi per cui non dovreste lavare i piatti a mano. Primo, di solito si sciacquano i piatti, anche prima di metterli in lavastoviglie, con acqua fredda o tiepida: temperature che la rendono inutile, innocue per i batteri. Le nostre mani non sopporterebbero le temperature davvero necessarie: dai 60 ai 63 gradi.

Secondo motivo: la spugna delle cucina è uno degli oggetti più sporchi e saturi di germi della casa. Usandola, invece di pulire, aggiungete batteri alle stoviglie.

Ultimo motivo: pre-lavare i piatti a mano per poi adoperare una lavastoviglie fa sprecare più acqua che semplicemente avviando una lavastoviglie a pieno carico. A detta del Consumer Reports, qualcosa come ventidue mila litri per abitazione ogni anno. Che fare, quindi? Invece di pre-lavare i piatti, basta raschiare via le incrostazioni di cibo dai piatti. Senza usare l’acqua.

L’unico motivo per cui dovreste lavare i piatti, e qui è un altro recente studio a rivelarlo, è che riduce lo stress e rende più creativi. Così si lavora meglio, si guadagna di più e si hanno i soldi, finalmente, per la nuova lavastoviglie.

L’ibuprofene allunga la vita

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L’ibuprofene, principio attivo che per noi comuni frequentatori di farmacie significa Moment, può avere diversi effetti collaterali: dagli scompensi cardiaci alle emorragie, dall’asma alla colite. Oppure può… allungare la vita.

Un recente studio scientifico, condotto dagli scienziati del Buck Institute e della Texas A&M University e pubblicato da PLOS Genetics, ha rivelato che questo FANS sarebbe in grado di allungare la vita di alcuni esseri viventi. Per ora non l’uomo, ma lievito di birra, vermi e moscerini della frutta. +17% per i vermi e +10% per le altre due specie. Inoltre gli organismi, dopo la cura, apparivano più in salute. Certamente senza mal di testa.

PS: nell’era del native advertising e dei publiredazionali (dette anche marchette), questa news NON mi è stata commissionata da Angelini, produttore del Moment. Ma se i responsabili marketing di Angelini volessero contattarmi per una fornitura gratuita di analgesici, non mi opporrei.

L’Uomo vitruviano aveva un’ernia

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L’uomo vitruviano di Leonardo è universalmente riconosciuto come simbolo della centralità dell’uomo nell’Universo, ma anche come simbolo di bellezza e perfezione del corpo umano. Peccato che, a detta di Hutan Ashrafian (vedi articoli su Slate), docente di chirurgia all’Imperial College of London, c’è uno strano rigonfiamento all’altezza dell’inguine: quell’innaturale protuberanza poteva essere stata copiata da un cadavere, usato a modello, afflitto da ernia inguinale (problema che riguarda il 30% degli uomini e il 3% delle donne). L’ernia, sostiene Ashrafian, potrebbe essere stata la causa del decesso.

Ashrafian non è il solo a pensarla così. Jeffrey Young, direttore del University of Virginia’s Trauma Center, e Michael Rosen, direttore del Comprehensive Hernia Center at University Hospitals Case Medical Center gli danno manforte: “Se non era un’ernia, non abbiamo la più pallida idea di che cosa fosse”.

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Ashrafian non è l’unico ad aver fatto ipotesi guardando l’opera leonardesca. Benigni disse, parlando della crisi economica: “Ci hanno levato tutto, la moneta unica. Nel senso che c’è rimasta solo una moneta. L’uomo vitruviano, quello dietro all’euro, sta con le mani alzate e grida Nun ciò più nulla!”.

L’infografica di merda

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Questa storia delle infografiche (la rappresentazione grafica e visuale delle informazioni) ci sta sfuggendo di mano. Oramai ogni scusa è buona per mettere grafici, omini e percentuali tutti insieme. Anche la cacca.

In questa infografica si parla proprio di escrementi umani (tra l’altro non è l’unica in circolazione online: qui ne trovate altre due sullo stello tema). Scopriamo, con gran diletto, che mediamente un uomo fa registrare un prodotto interno/esterno lordo di quasi un chilo al giorno. Il grafico a torta, che a forma di torta non è…, ci svela la ricetta della cacca: acqua, fibre, batteri saprofiti, fosfati, calcio eccetera. Si chiude con una notazione sul colore: le famose 50 sfumature di merda.

Basta fondi di caffè: ora si legge il cerume

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Dal cerume che si trova nelle nostre orecchie si possono capire molte cose.

Un recente studio ha rivelato che la sostanza cerosa giallastra può rivelare la nostra etnia e lo stato di salute. La ricerca, condotta da ricercatori del Monell Chemical Senses Center di Philadelphia, è stata condotta sulla falsariga di un’indagine simile ma che riguardava gli odori ascellari. Si è scoperto che, grazie al cerume, non solo si possono diagnosticare malattie ma si può scoprire anche l’orientamento sessuale del paziente. La ragione? Starebbe nella natura oleosa del cerume, che tratterrebbe maggiormente i composti chimici.

In ogni caso dal cerume di una persona si può capire una cosa su tutte: il suo livello di igiene.