Un terzo degli avvocati ha problemi con l’alcol

Bankkaufmann am Schreibtisch mit vielen Büchern hält lächelnd seinen Daumen hoch

Un recente studio pubblicato sulla rivista statunitense Lawyerist.com, un avvocato su tre ha problemi con l’alcool e molti altri soffrono di ansia (19%) e depressione (28%). In particolare il 36% degli avvocati intervistati ha dato risposte coerenti con un consumo pericoloso di bevande alcoliche o, addirittura, di abuso o dipendenza. Il dato fa clamore, considerando che nei medici la percentuale è del 15%.

Quale sarebbe la ragione? Sulla rivista si legge che gli avvocati devono sopportare tanto lavoro e ancor più stress, soprattutto nei primi dieci anni di carriera.

Tempo fa lessi questa notizia: “Alcol test: è nullo se non c’è l’avvocato”. Ma se c’è, è meglio se l’avvocato non lo fa, l’alcol test.

Mangiarsi le unghie? Roba da perfezionisti

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Un recente studio svolto dall’Università di Montreal e pubblicato sul Journal of Behaviour Therapy and Experimental Psychiatry ha analizzato i comportamenti ripetitivi, come mangiarsi le unghie, delle persone sotto stress.

La ricerca è stata condotta su 48 persone, sottoposte a diverse situazioni come stress, relax, frustrazione e noia. I partecipanti annoiati o frustrati cominciavano a mangiarsi le unghie. Perché? Questa cattiva abitudine non è legata all’ansia, ma al non fare nulla, al non sapersi rilassare. Invece di stare con le mani in mano, le mani finiscono in bocca.

In pratica si cerca di soddisfare un bisogno mentale e di fornire a sé stessi una qualche forma di ricompensa in una situazione frustrante o noiosa. Se ne deduce che le persone che si mangiano le unghie hanno voglia di impegnarsi, ed è per questo che sono tendenzialmente dei perfezionisti.

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Will Rogers portò sua nipote a vedere la Venere di Milo e le disse: “Vedi che cosa succederà se non la smetti di mangiarti le unghie?”

Le riunioni di lavoro sono noiose e dannose

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Uno studio scientifico datato 2005 ha analizzato la dinamica di alcuni gruppi di lavoratori e ha permesso di scoprire qualcosa che molti sospettavano: le riunioni di lavoro sono noiose. Di più: sono anche deleterie.

Gli studiosi hanno analizzato le reazioni di 37 lavoratori del mondo universitario impegnati in meeting, e hanno scoperto che, al termine delle riunioni, non solo risultavano stressati, si comportavano in modo più ostile e scontroso, ma che gli effetti sulla loro produttività non erano per nulla positivi: demotivati, i professionisti erano meno incentivati a fare bene il loro lavoro.

Il fatto che le riunioni fossero inutili l’aveva già capito John Kenneth Galbraith, che disse: “Le riunioni sono indispensabili quando non si ha voglia di fare nulla”.